• 31 Gennaio 2020

Analisi Tattica: Sampdoria 2019/20

Analisi Tattica: Sampdoria 2019/20

Analisi Tattica: Sampdoria 2019/20 750 375 BTL | Behind The Line

FASE DI POSSESSO

La Sampdoria, dopo l’avvicendamento in panchina, ha cambiato radicalmente il suo modo di giocare e stare in campo: nelle prime sette partite di campionato infatti, quando in panchina sedeva ancora Eusebio di Francesco, la squadra ligure cercava la costruzione dal basso o comunque lo sviluppo della manovra in modo complesso. Da quando invece alla guida della prima squadra c’è Claudio Ranieri, i blucerchiati giocano un calcio molto più “semplice” ma sostanzialmente più efficace e decisamente più adatto alle caratteristiche possedute dai calciatori che compongono la rosa.
I liguri, soprattutto contro squadre sulla carta più forti o contro compagini che attuano una pressione alta, onde evitare di perdere il possesso della sfera in una zona pericolosa del campo (questo potrebbe succedere anche abbastanza facilmente visto che i giocatori offensivi non hanno grandi doti di palleggio), e complice anche la mancanza di un regista puro in campo, preferiscono costruire le proprie azioni offensive principalmente in maniera diretta: pertanto, il portiere Audero raramente giocherà la palla sul corto, optando invece nella stragrande maggioranza dei casi per il lancio lungo in direzione delle due punte. Di conseguenza, la squadra blucerchiata va alla conquista della seconda palla che, una volta conquistata, viene immediatamente girata su una delle due corsie dove è pronto a riceverla, nella maggior parte dei casi, uno dei due esterni di centrocampo. Gli uomini di Ranieri quindi, cercano lo sviluppo della manovra su uno dei due versanti del terreno di gioco nel tentativo di arrivare a finalizzare l’azione nella loro maniera preferita, cioè con un cross in mezzo (sono rari i traversoni) effettuato dal terzino che accompagna la manovra. Ad attendere la sfera in area di rigore, come si può anche vedere nella lavagna tattica che segue, ci sono quattro uomini: le due punte che attaccano rispettivamente primo e secondo palo (Quagliarella tende ad andare più spesso verso quest’ultimo o anche a restare leggermente più indietro per tentare una giocata al volo) e i due esterni di centrocampo che occuperanno rispettivamente la zona nei pressi dei due vertici dell’area di rigore (ovviamente, se a mettere il pallone in mezzo è uno degli esterni, in area c’è un uomo in meno. Al limite dell’area, si posiziona uno dei due centrocampisti centrali. Il bersaglio principale dei cross è Quagliarella.Nei grafici che seguono, sono riportati tutti i cross tentati dai blucerchiati nelle due partite analizzate: contro il Brescia (grafico a sinistra), i tentativi di mettere il pallone in area sono stati ben 27 (solo 12 di questi sono andati a buon fine) mentre contro la Lazio, nonostante il predominio territoriale, avuto per quasi tutta la partita, degli uomini di Simone Inzaghi, i liguri sono riusciti comunque ad andare al cross per 18 volte, risultando efficaci però solo in 2 occasioni. Come si può anche notare, gli uomini di Ranieri non disdegnano l’effettuare i cross anche dalla trequarti (questo avviene soprattutto quando gli avversari coprono bene in ampiezza gli ultimi sedici metri di campo, costringendo quindi il terzino/esterno sampdoriano a giocare più indietro) e quindi non solo dal fondo.Lo sviluppo su una delle corsie e la finalizzazione con un cross in mezzo, restano invariate anche nei pochi casi in cui la squadra di Ranieri decide di costruire dal basso la propria manovra. In questo caso, la sfera inizia il suo cammino girando principalmente tra i piedi dei quattro uomini che compongono la linea arretrata (può anche essere coinvolto qualcuno dei centrocampisti) per poi essere portata in avanti da uno dei due terzini con una sortita offensiva o con uno scambio rapido con l’esterno di centrocampo (di solito questa azione è fatta sulla corsia sinistra e vede la partecipazione di Murru e di Jankto) che, nell’occasione, tende a stringere verso il centro del campo per liberare spazio sulla corsia proprio al terzino (ovviamente, se invece il terzino decide di restare basso, l’esterno sarà a ridosso della linea laterale e da li giocherà la sfera). Bisogna precisare però che, sia il ritmo di gioco basso, sia la mancanza di uomini bravi a saltare l’avversario e/o a creare comunque una superiorità numerica, rende questo tipo di manovra abbastanza sterile e poco efficace, con il pallone che viene perso/regalato agli avversari nella maggior parte dei casi. Non a caso, se i liguri trovano chiuse entrambe le corsie (quando trovano chiuso su un lato vanno con palla a terra dall’altra parte) e non riescono a sfondare, giocano il pallone indietro e vanno al lancio lungo in avanti, oltre la linea di difesa avversaria e in direzione di una delle punte che attacca la profondità.
Il lancio lungo alle spalle della difesa e che va alla ricerca di una delle punte che attaccano la profondità, risulta infatti essere la seconda modalità di finalizzazione preferita dalla squadra guidata dal tecnico ex Roma. Questo tipo di giocata, aumenta copiosamente quando la Sampdoria è in vantaggio (quindi blucerchiati molto più chiusi in difesa e avversari più avanzati e scoperti). Quando cercano questa azione, particolare attenzione va data a Gabbiadini che svaria moltissimo su tutto il fronte d’attacco e, pur non essendo dotato di una grandissima velocità di base, riesce comunque a prendere spesso il tempo agli avversari e quindi ad attaccare con efficacia la profondità.
A proposito di lanci lunghi in avanti, torniamo un attimo a quelli effettuati da Audero e che portano i liguri alla ricerca della seconda palla: abbiamo detto che, quando Quagliarella e compagni riescono a controllare questo tipo di palla, tendono poi subito a scaricare la sfera su una delle corsie. L’alternativa a questa giocata però, esplorata soprattutto quando magari la seconda palla viene controllata sulla trequarti avversaria o nei pressi dell’area di rigore, è lo scambio veloce tra le due punte, con una di queste ultime che poi va al tiro dalla distanza. Lo stesso tiro dalla distanza che viene effettuato praticamente ogni volta che gli uomini di Ranieri si trovano a dover giocare la palla in zona avanzata e nella corsia centrale del campo (Gabbiadini è colui che tenta più volte la conclusione da fuori).
Nel complesso comunque, bisogna precisare che la resa della manovra offensiva sampdoriana risulta poco efficace: i blucerchiati infatti, ad oggi risultano essere solamente il diciassettesimo attacco del campionato, con sole venti reti all’attivo (di cui cinque realizzate nella stessa gara contro il Brescia).
Le heatmaps che seguono, illustrano le posizioni tenute in campo dagli uomini di Ranieri durante le due partite analizzate (in giallo e in rosso le zone nelle quali i calciatori sono stati più “presenti”). Come si può vedere, complice anche una linea di difesa un po’ più alta del solito, soprattutto contro la Lazio, la zona più occupata dai blucerchiati è stata quella di centrocampo e dei primi metri della metà campo difensiva.Come già anticipato, quando la Sampdoria va in vantaggio, tende ad abbassare ulteriormente il proprio ritmo di gioco (di per sé già abbastanza basso): queste viene fatto ovviamente per difendere il risultato e cercare di “addormentare” la partita. In questo caso, la manovra offensiva è quasi esclusivamente limitata, come detto, ai lanci lunghi alle spalle della difesa, soprattutto quando quest’ultima è magari più alta o scoperta. Possiamo quindi dire che, in situazione di vantaggio, si limitano a fare una sorta di difesa & contropiede, lasciando sostanzialmente l’iniziativa e il pallino del gioco agli avversari per poi provare a farli male in contropiede.
Se invece gli avversari, nonostante lo svantaggio, non fanno eccessiva pressione e/o gestiscono male il pallone, allora gli uomini di Ranieri tenteranno anche un minimo di giro-palla prima di andare al suddetto lancio lungo (con conseguente sviluppo sulla seconda palla o in profondità come detto sopra) o al tentativo di cross in mezzo nel caso in cui il possesso palla abbia portato i blucerchiati in una zona avanzata del campo.
Così come confermato anche dal dato del possesso palla medio a partita (42.7%, peggio hanno fatto solo il Parma e il Brescia), la squadra di Ranieri tende a tenere molto poco il pallone tra i piedi.
Il ritmo di gioco tenuto in fase di possesso dagli uomini del Presidente Ferrero è solitamente basso e, come detto, tende a scendere ancora di più quando i sono in vantaggio e in controllo della gara.
Alla fase offensiva partecipano la maggior parte delle volte sette uomini, con i due difensori centrali e uno dei terzini che restano bassi e in marcatura preventiva.

TRANSIZIONE POSITIVA E SMARCAMENTO PREVENTIVO

Quando i giocatori in maglia blucerchiata recuperano palla, a seconda della tipologia di avversario e del momento della partita, la scelta fatta risulta essere una delle seguenti:

  • Contropiede immediato con lancio lungo in avanti verso le punte, soprattutto quando sono in vantaggio (a prescindere dal tipo di avversario; ad esempio anche contro il Brescia una volta conquistato il vantaggio hanno optato per questa scelta lasciando il pallino del gioco agli avversari) e l’avversario è sbilanciato in avanti o quando giocano contro un avversario sulla carta più forte;
  • Consolidamento del possesso e ripartenza da dietro, quando giocano contro avversari più deboli o quando sono in svantaggio e l’altra squadra preferisce difendersi in modo ordinato e lasciare a loro la gestione della gara (cosa comunque molto rara e che probabilmente può avvenire solamente contro squadre che si trovano più in basso in classifica e sono in quel momento in vantaggio nel punteggio contro di loro [vedi gara contro Brescia]).

Lo smarcamento preventivo viene effettuato sostanzialmente solo dalle due punte che però, partecipando quasi sempre alla manovra difensiva, risultando posizionate nella propria metà campo e/o a ridosso del cerchio di centrocampo, rendendo questa azione poco efficace.

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