• 17 Marzo 2020

Analisi Tattica: Cavese 2019/20

Analisi Tattica: Cavese 2019/20

Analisi Tattica: Cavese 2019/20 750 375 Domenico Scognamiglio

FASE DI POSSESSO

La modalità con la quale i blufoncè preferiscono costruire la loro manovra d’attacco, soprattutto quando non sono pressati dagli avversari, è sicuramente quella dal basso.
Prima di scendere nei dettagli dello sviluppo offensivo, nella lavagna tattica che segue, andiamo ad evidenziare la disposizione in campo tenuta dai metelliani quando iniziano la loro azione d’attacco partendo dal portiere:

  • I due difensori centrali si portano a ridosso dell’area piccola (volendo essere precisi, si è anche osservato che, talvolta, è solo uno dei DC a portarsi nell’area piccola mentre l’altro si allarga, posizionandosi a cavallo della linea laterale dell’area di rigore, andando così a coprire lo spazio lasciato libero dal terzino);
  • I terzini si allargano e avanzano la loro posizione, rendendo così disponibile ai difensori centrali la possibilità di scaricare lateralmente il pallone;
  • I centrocampisti centrali si scaglionano su due linee, posizionandosi uno al limite dell’area (che non sarà praticamente mai l’obiettivo del passaggio del difensore centrale) e uno più avanti sempre nella zona centrale del terreno di gioco. Quest’ultimo poi, a seconda del lato su cui si sviluppa la manovra, scivola verso la corsia per garantire o l’appoggio centrale al portatore di palla o proporsi lui come destinatario di un nuovo scarico sul lato (effettuato dal terzino) posizionandosi a ridosso della linea di demarcazione laterale (facendo quindi uno scivolamento più profondo).

Così disposti quindi, gli uomini di Campilongo danno il via alla loro sortita offensiva che prevede come prima cosa, la ricerca dell’ampiezza (concetto presente in tutto lo sviluppo della manovra). Va specificato che la costruzione bassa o si sviluppa su uno dei due lati del campo o non si sviluppa affatto, questo è dovuto probabilmente anche alla mancanza di un regista basso che potrebbe agire in zona centrale, favorendo quindi lo sviluppo in quella porzione di campo. Tornando quindi alla costruzione dell’azione, vediamo che il portiere passa il pallone ad uno dei due difensori centrali che lo controlla e lo scarica subito su uno dei due terzini (solitamente giocano il pallone sul terzino che opera sul loro lato di riferimento, cioè il difensore centrale di destra lo gioca sul terzino destro e viceversa sull’altra corsia).
A questo punto, il terzino ha tre possibilità:

  1. Controllare il pallone e servire subito il quarto di centrocampo posizionato davanti a lui (o all’occorrenza al centrocampista centrale [o mezz’ala in caso di 1-4-3-3 come sistema di gioco base] che si è allargato molto nel caso in cui il quarto sia andato lungo), creando così un gioco di catena. Va precisato che il passaggio al quarto di centrocampo può essere sia corto che lungo, a seconda della posizione tenuta da quest’ultimo (ad esempio, se il quarto tende a spingere molto, il terzino cercherà di servirlo con passaggi alti e lunghi in profondità, trasformando sostanzialmente la costruzione in diretta [vedi dopo per dettagli]);
  2. Avanzare palla al piede sulla corsia, in questo caso il quarto di centrocampo o andrà lungo per liberare spazio, o si proporrà per uno scambio sul corto con conseguente accentramento della sua posizione per permettere al terzino di proseguire poi il suo avanzamento sulla corsia (cioè il quarto riceve palla ed entra con questa verso il centro del campo, liberando così spazio sulla fascia al terzino che può spingere liberamente);
  3. Rigiocare la sfera dietro sul difensore centrale, questo si verifica quando gli avversari sono bravi a negare il gioco laterale. Lo sviluppo in questo caso prosegue poi con il DC che la passa all’altro DC che a sua volta la scarica sull’altro terzino, ribaltando così il fronte d’attacco. Il “secondo” terzino che ha ricevuto la palla ha quindi, a sua volta, le stesse possibilità appena elencate.

Il ribaltamento del lato, con giro-palla che va da terzino a terzino (per fare questo talvolta fanno dei passaggi in orizzontale molto pericolosi e che possono essere intercettati dagli avversari) o anche con cambi di gioco effettuati in una zona più avanzata del terreno di gioco, è anche una delle “strategie” messe a punto da Mister Campilongo: i metelliani infatti, non disdegnano il fatto di cambiare il versante del loro attacco, andando a ricercare l’ampiezza prima su un fronte e poi sull’altro. Così facendo, attirano gli avversari su uno dei due lati del campo e poi, ribaltando il lato, provano a bucarli sul lato debole che, per forza di cose, è rimasto scoperto ad inizio azione.
L’obiettivo di tutta la costruzione blufoncè è quello di arrivare in posizione utile per mettere in pratica la propria modalità di finalizzazione preferita, cioè quella mediante cross/traversoni in mezzo effettuati preferibilmente dal terzino che si è spinto in avanti (per la cronaca, il numero di traversoni effettuati è nettamente inferiore rispetto a quello dei cross tentati, pertanto possiamo affermare che la sfera in area viene sempre messa alta e raramente rasoterra). Ad attendere il pallone in area ci sono quasi sempre tre uomini: prima punta, seconda punta ed esterno di centrocampo del lato opposto a quello dal quale proviene la sfera; nell’half space più vicino alla zona palla e a cavallo della linea orizzontale dell’area di rigore invece, staziona il quarto di centrocampo che agisce su quel lato. Qualora anche il terzino opposto a quello che crossa si sia spinto in avanti (avviene poche volte), questo si posiziona nella zona oltre il secondo palo. I terzini vanno al cross sovrapponendosi al quarto di centrocampo che, come già detto, tende a stringere verso il centro del campo: se invece quest’ultimo resta largo, è il terzino che si accentra, lasciando all’esterno di centrocampo anche il compito di mettere il pallone in mezzo (va precisato comunque che è una possibilità esplorata poche volte).
Un’altra giocata stereotipata del gioco blufoncè è quella che prevede la suddetta costruzione dal basso e la partecipazione alla manovra di terzino, quarto di centrocampo e seconda punta: in questa particolare azione infatti, il terzino avanza sulla corsia, scambia rapidamente con il quarto di centrocampo che viene incontro e poi lancia lungo in avanti per la seconda punta che sta attaccando lo spazio alle spalle lasciato libero dal difensore avversario che ha seguito l’esterno di centrocampo.
Se gli avversari concedono la costruzione laterale ma non la possibilità di arrivare al cross, gli aquilotti, arrivati nella trequarti offensiva, cercano una rifinitura in zona centrale, coinvolgendo in rapidi scambi anche la seconda e la prima punta. Questo tipo di azione ha come obiettivo o quello di liberare spazio sulle corsie dalle quali poi far partire il solito cross, o permettere ad uno dei giocatori con più qualità (Russotto in primis) di far male agli avversari con una sortita individuale.
Tutto ciò che abbiamo detto fino a questo momento, si verifica quando gli uomini del presidente Santoriello possono partire dal basso e giocare con tutta calma nella loro metà campo. Quando invece si verifica una delle seguenti condizioni, la costruzione della manovra aquilotta diventa diretta:

  1. Avversari che fanno pressione alta e/o chiudono gli scarichi laterali, rendendo quindi difficili le giocate sul corto e il conseguente giro-palla;
  2. Risultato positivo e quindi tentativo difesa di questo;
  3. Risultato sfavorevole e quindi tentativo di accelerare l’azione offensiva e avanzare subito la posizione del pallone.

In caso di costruzione diretta quindi, l’estremo difensore campano va al lancio lungo che viene effettuato o verso i quarti di centrocampo che stanno attaccando la profondità o verso la zona centrale del rettangolo di gioco, alla ricerca della seconda o della prima punta (quando è in campo il bersaglio principale di questo tipo di lancio è Cesaretti).
Il lancio lungo può anche essere effettuato da uno dei terzini o da uno dei difensori centrali (nel caso in cui anche il terzino sia già andato lungo in avanti). Pertanto, in questo frangente, gli uomini di Campilongo vanno alla ricerca e alla conquista della seconda palla, che poi viene giocata o sulla corsia per andare quindi al cross o viene servita a qualcuno dei giocatori offensivi per una sortita individuale.
Come già accennato, la palla lunga è un’opzione molto gettonata anche nel caso in cui i metelliani siano in vantaggio (o magari in parità contro avversari sulla carta più quotati): in situazione di punteggio favorevole infatti, i blufoncè si affidano quasi esclusivamente al “palla lunga e pedalare” con il duplice obiettivo di tenere sia lontani gli avversari dalla propria porta (evitando anche rischi inutili che potrebbero derivare dalla costruzione bassa effettuata con pressing alto avversario) sia di conquistarsi qualche calcio piazzato in zona avanzata dopo aver vinto la seconda palla (oltre ovviamente al creare qualche azione pericolosa sfruttando magari gli spazi lasciati dagli avversari nel tentativo di riacciuffare il risultato).
Proprio i calci piazzati sono uno dei punti di forza degli uomini di Campilongo: il tecnico napoletano infatti, ha curato in maniera quasi maniacale queste particolari situazioni di gioco, elaborando diversi schemi sia per i calci di punizione laterali sia per i calci d’angolo (che spesso vengono battuti velocemente e sul corto). Tra i tanti, andiamo a riportare i seguenti due schemi (abbastanza simili tra loro) effettuati sui tiri dalla bandierina, principalmente sul lato sinistro:

  1. Pallone giocato rapidamente su Russotto che riceve nei pressi della bandierina, rientra verso il vertice dell’area e da li lascia partire una palla tagliata verso il primo o il secondo palo;
  2. Passaggio basso verso il vertice più vicino dell’area di rigore dove è posizionato un calciatore offensivo che, da quella posizione, o mette il pallone in mezzo (come Russotto nello schema precedente) o prova la conclusione da fuori.

Un’altra arma a disposizione dei blufoncè è il contropiede: gli uomini del presidente Santoriello infatti, risultano essere decisamente pericolosi in questa particolare occasione, sia perché hanno diversi giocatori veloci e bravi nell’attaccare la profondità e la difesa avversaria palla al piede, sia perché viene continuamente cercata la giocata diretta in avanti una volta recuperata la sfera.
Questa bravura nel contropiede è probabilmente uno dei motivi per il quale la Cavese ha ben figurato contro le “grandi” in questa stagione. I problemi offensivi che affliggono gli aquilotti infatti, sorgono soprattutto quando sono gli uomini di Campilongo a dover “fare la partita” e quindi ad avere per tanto tempo il pallone tra i piedi. Come visto infatti, seppur abbastanza codificata, la manovra metelliana risulta talvolta molto statica e/o prevedibile e di conseguenza inefficace e/o facilmente contrastabile (non a caso la Cavese ha attualmente il terzo peggior attacco del proprio girone).
Facendo una rapida carrellata sui movimenti dei singoli, si osserva che:

  • La seconda punta tende a svariare molto su tutto il fronte d’attacco, fungendo quasi da regista avanzato e da collante tra centrocampo e attacco, soprattutto quando in quella posizione gioca Russotto;
  • La seconda punta tende anche a scambiarsi di posizione con la prima durante lo sviluppo della manovra o ad abbassarsi fino a centrocampo per ricevere palla (questo si registra soprattutto quando come seconda punta gioca Sainz Maza);
  • Quando come quarto di centrocampo giocano Russotto, Sainz Maza o Di Roberto questi tendono molto ad accentrarsi palla al piede una volta ricevuta la sfera.

Il ritmo di gioco tenuto in fase di possesso dagli uomini di Campilongo è sostanzialmente medio-basso.
Alla fase offensiva partecipano in nove uomini, con i due difensori centrali che restano esclusi dalla costruzione d’attacco. Accanto a questi può anche schierarsi uno dei due terzini che quindi resta basso, facendo scendere ad otto il numero dei partecipanti alla manovra offensiva.

TRANSIZIONE POSITIVA E SMARCAMENTO PREVENTIVO

Quando i blufoncè recuperano la sfera, la scelta principale è quasi sempre quella di andare in contropiede diretto. Questa giocata, nella quale gli uomini di Campilongo risultano abbastanza pericolosi, viene effettuata in due modi:

  1. Attacco con palla al piede di Russotto o giocata in profondità di questo per i compagni, il numero 30 infatti quando ruba la palla parte immediatamente, e a grande velocità, verso la porta avversaria, facendo valere al meglio le sue doti tecniche e di dribbling. Quando invece non può tentare la sortita individuale, cerca di servire con passaggi lunghi/filtranti i suoi compagni di reparto che stanno attaccando la profondità;
  2. Lancio lungo in avanti verso gli uomini più avanzati, questo si verifica soprattutto quando a recuperare il possesso è un uomo del pacchetto difensivo. Quando è in campo, il bersaglio principale di questi lanci risulta essere Cesaretti.

Va specificato comunque che, quando il risultato è a favore degli uomini del presidente Santoriello, una volta recuperato il pallone, i metelliani cercano di proteggere il possesso, nel tentativo di far passare un po’ di tempo e magari conquistare qualche calcio piazzato spingendo gli avversari a commettere fallo, spezzando quindi il gioco e abbassando il ritmo della gara.

Lo smarcamento preventivo è fatto solamente dai due giocatori più avanzati, cioè la prima e la seconda punta (quest’ultima, negli ultimissimi minuti di gara può anche abbassarsi e dare una mano in difesa, facendo quindi restare in smarcamento preventivo il solo terminale avanzato).

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