• 1 Dicembre 2019

Analisi Tattica: Bologna 2019/20

Analisi Tattica: Bologna 2019/20

Analisi Tattica: Bologna 2019/20 750 375 BTL | Behind The Line

FASE DI POSSESSO

La costruzione di gioco della squadra felsinea inizia dal basso con un lento giro-palla che parte dal portiere. L’estremo difensore passa la sfera a uno dei due centrali (da sottolineare che manca un regista/centrocampista che si abbassa per ricevere quindi a poter giocare la sfera sono solamente i due DC) che poi la girano immediatamente verso gli uomini chiave di questa prima fase del possesso: i terzini (soprattutto Krejci). Una volta ricevuto il pallone, la scelta che l’esterno basso adotta con più frequenza è il lancio lungo verso gli esterni o verso Palacio che nel frattempo si è abbassato tantissimo (come si può anche vedere dalla lavagna tattica che segue) e può sia ricevere palla a terra sia fare una sponda verso i compagni.
Da precisare che l’ex punta di Inter e Genoa non disdegna l’allargarsi tantissimo sulle corsie laterali e ricevere la sfera in quella zona di campo. Inoltre, è proprio Palacio che mediamente tocca più palloni in fase di costruzione, pertanto potrebbe essere utile evitare che questo riceva facilmente la sfera o andare subito in pressione su di lui, negandogli quindi la possibilità di girarsi (gioca spesso spalle alla porta anche quando è molto lontana da questa) o aprire il gioco verso i compagni.Ad abbassarsi molto in fase di costruzione però non è il solo attaccante argentino, ma sono anche i due esterni d’attacco che fanno ciò, oltre che per ricevere il lancio del terzino, anche nel tentativo di liberare spazio alle loro spalle, spazio che poi può essere sfruttato proprio dal terzino (da sottolineare però che, tranne in qualche raro caso con Krejci, i terzini rossoblù non sfruttano praticamente mai questo spazio in quanto scelgono di restare bassi, limitando quindi il loro contributo alla manovra al semplice lancio lungo in avanti eseguito in zona difensiva). Inoltre, sempre in merito ai terzini, va sottolineato che questi non tentano praticamente mai la sortita offensiva individuale mediante uscita palla al piede.
Se la seconda palla viene controllata, gli uomini di Mihajlovic cercano di continuare a sviluppare l’azione sul lato, nel tentativo di arrivare alla finalizzazione nel modo a loro più congeniale: il cross/traversone verso il cuore dell’area (non a caso, il Bologna è una delle squadre che ha effettuato più cross in mezzo di tutta la Serie A). A raccogliere il pallone in mezzo all’area ci sono sempre almeno quattro uomini (se crossa il terzino in area ci sono i quattro giocatori offensivi) mentre al limite è pronto a raccogliere la respinta e calciare direttamente in porta uno dei due mediani (Poli o Dzemaili). Il principale bersaglio dei cross è Orsolini (che è bravissimo a muoversi verso il secondo palo), anche a causa del fatto che il pallone viene spesso messo in mezzo dalla sinistra. Nell’immagine che segue, sono rappresentati tutti i cross tentati dai rossoblù nelle due gare analizzate (sono stati ben 65 i cross tentati complessivamente nelle due gare, solo 10 però quelli a segno).

Se il secondo sviluppo sul lato non è possibile, allora il pallone viene spostato sull’altro lato del campo: questo spostamento, non avviene con un cambio di gioco diretto ma tramite una circolazione palla a terra che coinvolge anche gli uomini presenti nella fascia centrale.
Da precisare che se nel fare questo cambio di lato, viene a crearsi la possibilità di far ritornare subito la palla al punto di partenza (perché ad esempio la difesa nel seguire lo spostamento dell’azione lo ha lasciato sguarnito), i felsinei fanno rapidamente tornare la palla da dove è partita e riprovano a fare gioco su quel lato.
Le heatmaps che seguono, illustrano le posizioni tenute in campo dai rossoblù durante le due partite analizzate (in giallo e in rosso le zone nelle quali i calciatori sono stati più “presenti”).L’altra soluzione molto gettonata in fase di finalizzazione è il tiro dalla distanza. Le conclusioni vengono generalmente effettuate o da uno dei due mediani che si è portato al limite dell’area (cosa che avviene anche sui calci d’angolo), o da uno dei giocatori offensivi che, non vedendo il movimento dei compagni, decide di provare a far male dalla distanza. Il poco movimento senza palla infatti, è un’altra delle cose che si registra con relativa frequenza nel gioco offensivo dei felsinei.
I due esterni d’attacco tentano spesso di rientrare e calciare sul palo lontano (giocata eseguita soprattutto da Orsolini e Sansone).
Tutta la fase di possesso del Bologna è caratterizzata da un ritmo di gioco basso che rende più difficile tutta la costruzione, nonché rende più agevole la difesa avversaria. Da precisare che il ritmo resta basso anche quando la squadra è in svantaggio.
Alla fase offensiva partecipano sempre otto/nove uomini, gli unici esclusi da questa e che quindi restano bassi in marcatura preventiva, sono in ogni caso i due difensori centrali e talvolta uno dei due mediani (solitamente Medel) che però partecipa alla manovra quando la situazione di punteggio è sfavorevole.

TRANSIZIONE POSITIVA E SMARCAMENTO PREVENTIVO

Quando gli uomini di Mihajlovic recuperano il possesso della sfera, la scelta è quasi sempre quella di consolidare il possesso per poi attaccare in modo ordinato.
Il contropiede infatti, è limitato solo alle occasioni in cui questo è chiaramente fattibile e concede un vantaggio tangibile ai felsinei (ad esempio quando la sfera viene recuperata in zona offensiva e la difesa avversaria è sbilanciata).

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